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Cristo, nostra Legge!

Scritto da Don Flavio Ferraro Martedì 18 Febbraio 2014

Dio ha dato all’uomo la libertà di scegliere la vita o la morte, con l’osservare, o il rifiutare i suoi precetti.
Libertà di scegliere la vita o la morte: “ Se vuoi, osserverai i comandamenti […] Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; ad ognuno sarà dato, ciò, che a lui piacerà”. (1a lettura)  Purtroppo molti, sia nel passato, ma soprattutto nella società moderna, hanno eliminato e continuano ad eliminare Dio dalla loro vita. Motivo: tutti costoro hanno fatto consistere e lo fanno tuttora, nell’aver posto come scopo unico dell’esistenza l’assoluto della ragione, con la conseguenza di aver dato vita a molteplici idolatrie, quali quella:

  1. Della scienza e delle tecnologie più avanzate
  2. Del benessere
  3. Della libertà
  4. Del potere e del dominio e
  5. Dell’avere.

Idolatrie queste, che come sognava il filosofo marxista H. Marcuse, hanno ridotto l’uomo ad una sola dimensione, quella esclusivamente orizzontale, nella quale non esistono più: i paletti della morale, le verità metafisiche e spirituali, la distinzione tra bene e male, e la stessa autorità familiare e sociale. E’ chiaro, che quanti si ritrovano in questo quadro hanno già scelto la morte, al contrario invece di quanti si sforzano di conoscere il fine della propria esistenza dato loro da Dio, per tornare a Lui. Costoro rispetto ai primi hanno liberamente scelto la via della vita. Aveva ragione il filosofo suicida, il tedesco Schopenhauer (1788-1860) quando in uno dei suoi aforismi lapidariamente diceva: <Il destino mescola le carte, ma siamo noi a giocarle>.
Due sono le categorie di persone dinanzi al bivio della vita, o della morte: “Fratelli, tra i perfetti parliamo di una sapienza divina […]preordinata prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla”. (2a lettura) I perfetti (= teleìoi) sono quelli, che riconoscono nella Sapienza preordinata prima dei secoli per la propria gloria, Cristo Crocifisso e risorto, mentre gli immaturi, o stolti, in greco Nepìoi, sono coloro, che ragionando secondo la carne, non possono capire e quindi credere a Cristo Crocifisso e risorto Sapienza eterna della nostra futura gloria. Da quanto afferma S. Paolo ai cristiani di Corinto, in parole povere a riguardo di tutta l’umanità, questa ha tre possibilità di porsi davanti a Cristo Sapienza eterna del Padre, preordinata per la nostra gloria, un mettersi davanti a Lui:
1.    o in una situazione di adesione piena
2.    o in una situazione di indifferenza
3.    o in una situazione di rifiuto.
Nel primo caso si tratta di quanti liberamente scelgono di camminare, sempre secondo S. Paolo, guidati dallo Spirito Santo per non sottostare più alle paure del peccato. (Gal. 5,18)
Nel secondo caso si tratta invece di quanti, che, come li descrive S. Giovanni nell’Apocalisse, non sono “né caldi né freddi” (Ap. 3,15-16) cioè amorfi, indifferenti a Cristo. Nel terzo caso si tratta di tutti coloro, che apertamente e in piena coscienza rifiutano Cristo, preferendo a Lui il pensare e l’agire secondo la carne. (Gal. 5,19-21) Comunque si possa pensare di queste tre situazioni possibili dell’uomo davanti a Cristo, valga la testimonianza di Alfredo Oriani, giornalista del “Corriere della sera”: <Credenti o increduli, nessuno sa sottrarsi all’incanto della figura di Cristo>.
La categoria vincente è quella che accetta Sei Macigni: “In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: <Non sono venuto per abolire la legge, o i Profeti […] sono venuto per dare compimento (alla legge e ai Profeti) […]per questo avete inteso, che fu detto agli antichi […]Ma Io vi dico[…]”. Cosa fu detto agli antichi nella legge mosaica? Risposta. Proibizioni e proposte di vita, sulle quali Gesù con la sua autorità di Sapienza eterna del Padre, volgendole in positivo scaraventa su di esse sei formidabili macigni, che se bene utilizzati, sono capaci di cambiare radicalmente non solo il cuore dell’uomo, ma anche il volto della società umana. <Uno dopo l’altro – fa notare A. Pronzato – quei sei “Macigni” sono piombati, con un tonfo sordo, nello stagno dell’abitudine, del tradizionalismo, dell’onestà a buon mercato. E gli uomini, per difendersi dagli spruzzi fastidiosi, si sono precipitati ad aprire il parapioggia> quello provvidenziale di un perbenismo accomodante in tutto. Ecco dunque il pericolo incombente, non solo su ciascuno di noi, ma anche sulla nostra società, quello di anestetizzare l’effetto salutare di quei “sei Ma Io vi dico”, con la solita furbizia proverbiale e famoso “letto di Procuste”, con il quale adattiamo o tagliamo le esigenze della Parola di Dio, secondo i nostri gusti o condizionamenti delle mode correnti. Ma con questa strategia, con una vena forse troppo pessimista, e convertito Giovanni Papini nella sua “Storia di Cristo” afferma: Negli ultimi anni la specie umana, che già si torceva nel delirio di cento febbri, è impazzita … L’ingordigia del troppo ha generato l’indigenza del necessario; la prurigine dei piaceri, il rodio delle torture, la smania di libertà, l’aggravamento delle pastoie>. Ma dopo questa analisi preoccupante, sempre il nostro Papini, ci lascia un segnale di speranza: <Tutto l’amore che potremo torchiare dai nostri cuori devastati, sarà per Te Crocifisso, che fosti tormentato per amor nostro e ora ci tormenti con tutta la potenza del tuo implacabile amore.
Parole veramente profonde, che fanno riflettere e danno coraggio di giocare tutta la nostra vita su Colui che: <dalla sua venuta in poi, la storia di ogni singolo individuo – al dire del problematico Oscar Wilde – è, o può diventare la storia del mondo.

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